Ho steso l'asciugamano sul pavimento della mia camera. Stanotte. Vi ho adagiato il cuscino sopra e mi sono stesa lasciando che tutto mi cadesse addosso senza nessuna coperta che mi facesse da scudo o materasso che mi cullasse.
Guardo il soffitto, il lampadario, sulla parete di fronte il puzzle di Dalì.
Sento il bisogno di una doccia. Ora è troppo tardi e poi a cosa servirebbe? Di certo l'acqua che scivola sulla mia pelle non è come una mano che mi sfiora.
E allora che fare? Niente. Rimango stesa sul pavimento come in attesa. Una attesa che dura da anni ormai. Piangere è inutile e cerco di trattenermi anche se non c'è nessuno a guardare.
Perchè, mi domando, siamo liberi di odiare e non di amare?
Perchè se mandiamo affanculo uno/a che non conosciamo veniamo giudicati male fino ad un certo punto, anzi; mentre "ti voglio bene" sono tre parole che non potrai mai dire a chi non conosci? Non solo penseranno che tu sia pazzo e anche il/la diretta/o interessato/a sarà pronto/a a deriderti.
Forse ho semplificato troppo il concetto. Ma ormai, si sa, la logica nella mia mente è adata a puttane.
Basata così
C.H.
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